25 settembre 2023

Le parole di un uomo dal multiforme ingegno (è stato esploratore, oceanografo e regista), il francese Jacque Yves Cosusteau, sono estremamente indicative di una fortissima seduzione proveniente dal mare: “Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.” Ecco la rappresentazione di uno stato d’animo permanente in coloro che vivono a contatto con questo elemento, dentro il quale si muovono presenze codificate ormai dalle scienze biologiche, trovano posto in mezzo allo sconquasso delle correnti relitti che testimoniano di ere passate, fluttuano i sensi di una congerie di miti capaci di trasmetterci l’idea di una magia veicolata dalle onde e alimentata dalla salsedine.

Da sempre il mare è lo scrigno ricco nell’immensità dei suoi tesori a cui poeti e artisti rivolgono la loro attenzione per cercare anche nella sua spazialità generosa quell’orizzonte, ideale prima che fisico, che consente loro di “toccare” il confine sottile tra il mondo fisico e quello spirituale. Due personalità letterarie molto diverse per formazione, sensibilità e spirito di appartenenza all’esistente sono stati – nelle altre edizioni, a Lignano, a Trieste, a Pirano, del Festival - i punti di riferimento essenziale per stabilire una comune piattaforma concettuale da cui, poi, gli autori invitati possano muoversi con la loro energia ispirativa a interpretare il rapporto terra-mare, mare-cielo, mare-uomo. Il primo è Federico Garcia Lorca che nella sua Ballata dell’acqua del mare (1919), con i versi “Il mare sorride in lontananza. /Denti di spuma, / labbra di cielo”, invita a un’immersione ideale dentro il reticolo di sollecitazioni emotive scaturite dal mare stesso; poi c’è Umberto Saba, nell’essenzialità espressiva della sua lirica di 13 endecasillabi sciolti, Ulisse, della raccolta “Mediterranee” (1946) in cui le coste della Dalmazia sono il luogo privilegiato per un recupero memoriale e per un appunto sul tema del viaggio.

“Nella mia giovinezza ho navigato / lungo le coste dalmate. Isolotti / a fior d’onda emergevano, ove raro / un uccello sostava, scivolosi al sole / belli come smeraldi. Quando l’alta / marea e la notte li annullava, vele / sottovento sbandavano più al largo, /per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno / è quella terra di nessuno. Il porto / accende ad altri i suoi lumi; ma al largo /sospinge ancora il non domato spirito, / e della vita il doloroso amore.” La tematica e i suoi mille aspetti I poeti, secondo i moduli delle rispettive sensibilità creative, possono interpretare l’idea del mare con una massima dilatazione tematica:

- Venezia e la sua vocazione marinara

- gli effetti della tradizione marinara;

- il rapporto fra l’uomo e il mare nella dinamica quotidiana del vivere;

- il mare, alveo di scorrimento di fantasie che suggeriscono magie di segni,

colori, parole;

- il mare, protagonista di vicende storiche e di cronaca;

- aspetti di costume e cultura dei Paesi che si affacciano sull’Adriatico.

Uno dei temi essenziali attorno a cui ruota la riflessione degli autori è la metafora del viaggio nel mare dell'esistenza; e la motivazione fondante è il desiderio di conoscerne e apprezzarne anche gli aspetti più segreti e le manifestazioni più enigmatiche.

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